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O.R.k.
Ramagehead
2019
Kscope
di
Giuseppe Celano
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Ramagehead è il nuovo disco del proteiforme combo O.R.k.
Lorenzo Esposito Fornasari, a.k.a LEF, (lead vocals), Pat Mastelotto (drums), Colin Edwin (bass) e Carmelo Pipitone (guitars) sono i responsabili di un suono rotondo, pieno e complesso, dal carattere cangiante.
Per il terzo lavoro, che affonda le radici nelle potenti e ipnotiche sezioni live, i nostri si avvalgono anche dell’aiuto di Serj Tankian (System of a Down). Rifferama granitico, atmosfere affascinanti e liriche impiantate su temi riguardanti il mondo moderno, schizoide, e sovraccarico d’informazioni, sono alcun degli elementi caratterizzanti il sound degli O.R.k.
Registrato durante il 2018 al LefMusicStudio (Italia), al Wormhole (USA) e al Nightspace (UK), l’album è stato missato da Adrian Benavides e il super ingegnere del suono Marc Urselli, masterizzato da Michael Fossenkemper mentre per la copertina troviamo al timone niente poco di meno che Adam Jones (TOOL).
Venature dark ammantano l’intera opera fatta d'intrecci cremisi, arpeggi sghembi e un sound pulitissimo e iper prodotto (Beyond Sight). Forti di un affiatamento pressoché perfetto, frutto del tempo passato insieme in estenuanti tour a supporto del precedente album, si muovono sicuri su molti territori, i meccanismi sono perfettamente oliati motivo per cui durante l’intero minutaggio non troverete momenti di magra né stanchezza compositiva.
Davvero notevole la collaborazione con Tankian, non per il nome altisonante, ma proprio per la struttura policromatica della take con tanto di deflagrazione finale. Non da meno fa Time Corroded con arpeggi sinuosi e avvolgenti aperture melodiche. In Down The Road sembra che la band omaggi proprio le atmosfere post industriali di Blade Runner, un tuffo al cuore non da poco.
Un motore instancabile quello degli O.R.k, alimentato dalla potente ma altrettanto snella sezione ritmica nelle salde mani di Edwin e Mastellotto. Davvero molto efficace l’approccio vocale di LEF, capace di spaziare da un capo all’altro del canto, pulito quando serve, ma anche tagliente e incisivo nelle sezioni più indigeste. Non mancano le sezioni meno metal e più catchy nel segmento inziale per poi irrigidirsi incupendosi sul finale rabbioso (Strangle Words).
Davvero un ottimo ritorno, al di la delle aspettative
Articolo del
05/02/2019 -
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