Era l’ormai lontano 31 agosto quando Riccardo Sinigallia ci coglieva quasi impreparati con l’uscita del singolo 'Ciao Cuore' e l’annuncio dell’uscita del suo nuovo disco il 14 settembre. Cosa è successo nel frattempo? Abbiamo atteso l’arrivo del disco, l’abbiamo ascoltato, e riascoltato, e ci abbiamo pensato, e ripensato, e ancora lo stiamo ascoltando, e ancora ci stiamo pensando, e continuiamo ad ascoltarlo, alla ricerca delle parole giuste per raccontarlo. Ed eccoci qua, finalmente.
Apparentemente inusuale l’apertura del disco con So delle cose che so, quasi un pezzo solo strumentale e che con una trasformazione dei suoni inizialmente freddi e circoncentrici poi caldi e sinuosi, ammorbiditi ulteriormente dalla voce di Riccardo sull’unica strofa, fa il prologo al disco che sembra iniziare davvero con Niente mi fa come mi fai tu, un brano che racconta l’importanza di una relazione sentimentale duratura nonostante gli alti e bassi, un’altra dichiarazione d’amore verso la compagna nella vita e nel lavoro, Laura Arzilli, che in questo disco ha condiviso con lui la produzione artistica. Queste prime due canzoni compongono anche la prima “coppia” delle tre presenti nel disco, ovvero canzoni che in modo abbastanza naturale si possono definire unite – canzoni affini per suono e per emozione – qui rese tali per la presenza della mano vellutata di Andrea Pesce al pianoforte. Il terzo brano, Bella quando vuoi, ci riporta agli anni ’90, periodo di fermento per Sinigallia; l’epoca, per intenderci, dei Sei Suoi Ex, e della Comitiva, che fu il laboratorio di sperimentazione e di produzioni (Fabi, Gazzè, Tiromancino) per giungere poi all’esordio solista del 2003. Naturale evoluzione dal ruolo di musicista a quello di cantautore e produttore, l’esperienza del Backliner, raccontata appunto nel quarto brano, a riprova del valore immenso della sua conoscenza del “mondo” musicale, in tutti gli aspetti, anche quelli meno visibili ma fondamentali per un buon disco, un buon live, una buona produzione, che valorizza la sua storia personale. Nel brano, pur non essendo le chitarre particolarmente protagoniste del disco, si percepisce la presenza di Adriano Viterbini, insieme al tocco di Ivo Parlati alla batteria, nonché di Francesco Motta. Le donne di destra segue spezzando un po’ l’atmosfera che diventa più sbarazzina, su un testo che racconta una curiosa e indiscreta verità sulle donne che lo appassionano. Solo oltre metà disco arriva la title track, Ciao Cuore che inevitabilmente ci mette davanti agli occhi l’immagine del playback di Valerio Mastandrea nel videoclip di Dandaddy “e come stai bene stasera, nessuno l’avrebbe mai detto, e invece eccoci a un incrocio qui davanti”. Il passo è breve verso Dudù, altro pezzo potente del disco, che si accoppia con Backliner per intensità e carica emotiva nel testo e nella voce di Riccardo. Tutto il contrario di Che male c’è, che la segue e riporta le note ad una temperatura più calda, poetica e straziante, scritta con Mastandrea col pensiero a Federico Aldrovandi e con parole importantissime, “troppo tardi per salvarmi, troppo presto per morire”. Il disco si chiude come un cerchio perfetto con la malinconica dolcezza di A cuor leggero scritta diverso tempo fa e diventata il simbolo della poesia racchiusa in un film struggente e bello come 'Non essere cattivo', il cui poster campeggia anche nel videclip del singolo Ciao Cuore, e proprio per questo è la sua altra metà della mela.
Potrebbe sembrare riduttivo, o semplicistico, ma questo disco è una bomba. Ed è stato così che è sembrato fin dal primo ascolto. Racchiude tutte le sfaccettature di un cantautore che è sempre stato, a volte volutamente a volte per forza, ai margini del cosiddetto mainstream, che non si è mai piegato alle leggi dei numeri preferendo la sostanza, e soprattutto la coerenza nelle sue produzioni. Non fa testo l’attesa di quattro anni dall’ultimo disco se, oltre ad alimentare il suo studio con altre produzioni ed esperienze (il disco di Motta, il secondo lavoro e il tour con i Deproducers), alla fine Sinigallia rimette insieme tutti i pezzi del suo puzzle e ci confezione un (altro) disco vero, concreto, maturo, coronato poi dalla recente presentazione al Festival del Cinema di Roma di un docu-film girato da Fabio Lovino dal titolo, guarda caso, “Backliner” che racconta Riccardo Sinigallia, la sua carriera di musicista e produttore, anche attraverso le testimonianze di chi ha incrociato la sua strada professionale a partire dagli anni ’90 fino ad oggi. Un modo più che meritato di rendere omaggio ad un artista, o forse meglio un artigiano delle note e delle parole, che a dispetto della sua presenza discreta e riservata, una volta ancora con questo disco ha messo sul piatto la sua anima e ci concede il privilegio di accarezzarla.
Articolo del
24/10/2018 -
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