Mentre in tanti, forse troppi, si chiedono quale sia la vera identità di Liberato (in soccorso però arriva il bell’articolo di Emanuele Lauriola pubblicato su Extra! Music Magazine qualche giorno fa), in quel di Napoli c’è anche chi nelle proprie canzoni ci mette la (bella) faccia ma soprattutto “anema e core” tanto per citare uno dei capolavori del compianto Pino Daniele.
Stiamo parlando di FLO, nome d’arte di Floriana Cangiano, la talentuosa e poliedrica artista napoletana laureatasi in canto con il massimo dei voti nel prestigioso Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli. Un debutto musicale avvenuto nel 2014 con D’amore e di altre cose irreversibili, seguito due anni più tardi da Il mese del rosario e, seguendo la stessa cadenza biennale, dal più recente La Mentirosa, pubblicato lo scorso 25 maggio sotto etichetta Soundly.
Non è casuale la scelta del nome dato all’album in cui la bugiarda (questa la traduzione in italiano del termine spanolo la mentirosa) FLO, musicalmente parlando, riesce a ingannare l’ascoltatore adottando stili musicali sempre diversi, camaleontici, dando vita a dodici brani frutto di un viaggio artistico e culturale tra suoni, tradizioni e ritmi che hanno visto la cantautrice esibirsi in giro per il mondo. Diverse le mete esplorate in questo album da FLO, si parte ovviamente da Napoli fino a raggiungere il Sudamerica, passando per la Grecia e far ritorno a Partenope, dove tutto è iniziato. Questa volta però è FLO ad ammaliare chi ascolta la sua voce profonda ed elegante.
Babel si rifà in parte alla grande tradizione cantautoriale napoletana d’autore ma con una briosità del tutto moderna, un ammescafrancesca (parola napoletana per indicare un miscuglio di cose) di suoni, parole e idiomi messo magistralmente insieme dall’artista partenopea. Un legame forte quello di FLO con il Sudamerica, testimoniato dal bellissimo omaggio alla cantante messicana Chavela Vargas in Chavela per poi spostarsi più a sud, in Brasile, questa volta cimentandosi con una cover di Ponta de areia di Milton Nascimento. Napoli e il Sudamerica non sono mai stati così vicini.
Ma FLO è altrettanto incantevole quando ritorna alle sue origini. Fosse capace infatti è il pezzo più emotivo presente nell’album, in grado di commuovere l’ascoltatore a ogni ascolto: parole e musica che, non è un azzardo, mettono in luce una profondità tipica dei grandi esponenti del genere, tra tutti l’indimenticabile Pino Daniele, con uno stile vocale che ricorda quello di un’altra grande artista napoletana, Monica Sarnelli. Si vive di momenti musicali tanto vari quanto ampi, a sonorità e testi più armoniosi si alternano quelli più profondi, accompagnati qualche volta da una struggente nota di malinconia.
FLO ci svela poi il vero volto che si cela dietro La Mentirosa, la morte, esorcizzata dalla stessa cantautrice attraverso una tammuriata intramezzata da un ritornello velatamente rock sostenuto dalla chitarra elettrica di Marcello Giannini. Il vecchio e il nuovo, tradizione e modernità che danno vita a una danza popolare sui versi di “Contratto del poeta” di Ferdinando Di Leo, uno dei maestri del cinema noir italiano. Emerge così, prepotentemente, la poliedricità dell’artista napoletana; cantautrice ma anche attrice di teatro, capace di trasformare in musica tutto il suo talento che lei stessa “mette in scena” nell’album.
Sipario che potrebbe tranquillamente calare al termine della title track ma che in fondo si rivela solo la fine del primo atto e che vede FLO ritornare in scena con altri cinque brani, tutti rigorosamente in italiano, eseguiti con altrettanta maestria. Reminiscenze blues in Cassandra, dove trovano spazio anche il mandolino di Salvatore della Vecchia e il sassofono di Daniele Sepe che lasciano il posto poi al momento più intimo e personale del disco, in cui la cantautrice partenopea mostra il suo lato più protettivo. A braccia aperte infatti è un bellissimo inno alla fratellanza, una ninna nanna fraterna dolce e rassicurante, impreziosita dall’arpa di Gianluca Rovinello.
L’atto conclusivo dell’album avviene con Il segno che non volevi, il finale perfetto di un viaggio emozionante e variegato dal punto di vista musicale.
Una ventata di aria fresca, potremmo definirlo così il terzo album di FLO. La Mentirosa è un’incredibile introspettiva sull’identità musicale di uno dei talenti più genuini degli ultimi anni, rappresentando di fatto il miglior lavoro dell’artista napoletana. Testi profondi e ricchi di significati vengono accompagnati da una varietà musicale a tratti sconfinata, quasi mastodontico verrebbe da dire, per quantità e qualità. Merito anche della direzione artistica di Daniele Sepe ma i complimenti vanno fatto anche agli oltre 30 artisti che hanno collaborato alla realizzazione di un album intenso, magico e colorato. Italiano, napoletano, spagnolo o portoghese non fa differenza, la voce di FLO è universalmente incantevole in ogni sua sfaccettatura, a conferma che quella di Floriana Cangiano è una cultura musicale pronta a espandersi sempre verso nuovi suoni e parole. La muerte es una mentira, grazie FLO per avercelo ricordato
Articolo del
18/07/2018 -
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