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Fluxus
Non si sa dove mettersi
2017
Autoprodotto
di
Ida Stamile
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Il riflesso più emblematico del nostro tempo è sicuramente legato a un senso di appartenenza labile, alla mancanza di trovare una giusta dimensione alla propria esistenza. Ne sanno qualcosa i Fluxus che in Non si sa dove mettersi trasfigurano in musica e parole questo sentimenti condiviso già a partire dal titolo, citazione degli Stormy Six.
Il collettivo verticistico autodisorganizzato formatosi nel 1991 a Torino, dopo un periodo di silenzio, torna con questo disco, registrato in presa diretta e completamente autoprodotto, conservando la cruda sincerità tipica del gruppo e quel sound ruvido e sghembo tipicamente anni Novanta.
In Non si sa dove mettersi c'è di nuovo l'urgenza reale di avere qualcosa da dire, forse per smuovere un esercito che continua a combattere le proprie contraddizioni nel caos della vita e delle etichette imposte dalla società. C'è il sangue cupo delle parole, le deflagrazioni elettriche, l'attitudine hardcore, il risveglio punk, il noise che stride, l'oscurità occulta sonora che cigola latente.
C'è l'ipnotico rito urbano di Nei secoli fedeli, la foschia metallica di Licenziami, i pesanti torrenti ritmici di Ma Ero Già Indietro, l'incisività tagliente di Ami gli oggetti, la cruda riflessione esistenziale e sociale de La decima vittima e Mi sveglio e sono stanco.
C'è infine la prigionia de Gli schiavi felici, la gravezza opaca di Bianca materia, l'aggressività maestosa di Datemi il nulla, le dense profondità di Alieni per strada.
Non è solo protesta, non è rivoluzione e nemmeno ribellione ma consapevolezza di un'incertezza, di una situazione attuale che ha perso le sue coordinate, rendendo i contorni sociali sfocati e irriconoscibili. La risposta a tutto questo è un disco pago di un'identità sonora libera e di una rabbia sincera che non ha bisogno di marchi definiti o di preconcetto alcuno. Un disco che nell'indefinitezza dei valori odierni, nella distruzione della non appartenenza trova la possibile strada dell'espiazione nella libertà creativa.
“Che cazzo vuoi. Non hai mai fatto niente. Quando ci sarà la rivoluzione tutti saliranno sul carrozzone dicendo che ci hanno sempre creduto. Dormi senza sogni. Mangi senza sale. Cammini senza gambe. Leggi solo manifesti elettorali. Senti la radio. Clicchi su mi piace. Ami gli oggetti, usi le persone, vivi in una casa disabitata da te”
Articolo del
31/03/2018 -
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