Settantadue anni e (purtroppo) sentirli dal punto di vista compositivo e fisicamente a causa di un forte mal di schiena che l'ha costretto a interrompere il tour dopo solo tredici date.
I Know You When è il diciottesimo disco in studio per Bob che non sembra volersi ritirare. Anche se questi nuovi brani in realtà non sono proprio di zecca, ma ripescati dai polverosi cassetti dove giacevano da tempo, la formula è sempre la stessa ma con meno verve e convinzione (Gracile), fatta di scorie rock i cui estratti narrano della sfaccettature della vita americana che da sempre Seger ha sapientemente descritto.
Successore di Ride Out (2014), che lo batte a mani basse, il disco è stato registrato tra Nashville e Detroit e prodotto da Seger. Al di la dell’onnipresente melodia tipica del Diavolo di Detroit, il resto zoppica e trema di fronte allo scorrere dei minuti. Gli strumenti e la scelta degli effetti, un po’ troppo invadenti e infilati un po’ a caso, sfruttano una produzione troppo artificiosamente pompata, del tutto inadatta allo stile ruggente e spartano di questo dispensatore di saliscendi emozionali.
Al di la delle altisonanti cover che vanno da Busload of Faith di Lou Reed, trasformate da Seger in un rhythm & blues molto personale, e di Democracy (Leonard Cohen) che non brilla nonostante qualità compositiva di ben altra fattura, in questo lavoro si può ammirare la voce del nostro, provata dall’inarrestabile passare del tempo ma ancora calda e pronta alla sfida.
Senza neanche metterci chissà quale impegno, non è difficile rintracciare ciò che non va per il verso giusto. Sia complessivamente, ma anche e soprattutto nei dettagli, troppe cose appaiono fuori posto, urlate, aumentate dal Caps Lock di chi, sebbene in debito di ossigeno, urla per coprire la mancanza di argomentazioni valide.
Anche gli arrangiamenti sono kitsch come gli assoli di chitarra quasi hard rock (The Sea Inside, con tanto di archi cha fanno il verso a Kashmir), il drumming sottoposto a loudness war (Something More) e infine i fiati che accumulano acqua nella stiva attraverso le varie falle disseminate lungo il percorso, affondandolo senza possibilità di recupero.
Peggio fa The Highway dove tutto suona come dovrebbe, appunto, tutto fin troppo telefonato, educato e in ordine, da sollevare immediatamente dubbi sulla sua genuinità. È rock americano ma di dirompente ha ben poco, se non le chitarre in prima fila, impegnate in questo salvataggio di questo mondo marcio. La titletrack mette una rabbia addosso perché avremmo desiderato che lui si fosse preso più tempo, perchè ha quella voce roca così intensa e sprecata, perchè avrebbe potuto aggiungere quel pizzico necessario per farci saltare ancora una volta, caratteristica che lo ha da sempre contraddistinto.
Nonostante questo siamo sicuri che l’andamento ritmico costante, il pianoforte a delineare i quattro angoli della melodia, tanto piaceranno allo zoccolo duro dei fan, difensori a spada tratta del loro (e anche nostro) paladino. È una ballad à la Seger insomma, mostra il suo fianco scoperto, tenero e melodico, molto sentimentale. I’ll Remember YouGood To Me, brano di ben altra caratura uscito originariamente su Against The Wind. Stesso giochino per Something More la cui linea armonica è presa in prestito (si fa per dire) da Gates Of Eden presente su Ride Out.
Sorvolando, e pure velocemente, sull’inutile Marie si arriva a Runaway Train vicina a Sharp Dressed Man degli ZZ Top, (no, non è un bene né un complimento).
Glenn Song, che per regole di mercato potrete ascoltare solo nella deluxe edition, è ovviamente dedicata all’amico Glenn Frey e per il rispetto che nutriamo per entrambi non diremo una sola parola lasciando a voi il piacere della scoperta
Articolo del
31/03/2018 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|