La Omnivore Recordings, etichetta davvero benemerita che porta avanti già da tempo un’opera di promozione e riscoperta di quanto catturato su nastro da Alex Chilton, Chris Bell e compagni, con un occhio anche ai progetti solisti, con Live at Lafayette's Music Room rende di nuovo disponibili registrazioni dal vivo del 1973, già “immortalate” nel box Keep an Eye on the Sky (Rhino, 2009).
Dopo l’insuccesso clamoroso a cui è andato incontro il promettente primo album, #1 Record, frutto di mesi e mesi di lavorazione meticolosa ed estenuante in studio, alla fine del 1972 il gruppo è allo sbando. Chris Bell ha lasciato i Big Star, e versa in condizioni psicologiche preoccupanti. Nel gennaio 1973, Alex Chilton, Andy Hummel e Jody Stephens si ritrovano a esibirsi per alcune serate, senza grandi convinzioni, al Lafayette’s Music Room, un locale di Memphis. Onorano un impegno preso quando erano ancora in quattro: Chilton è costretto a suonare senza il supporto della chitarra e della voce di Bell, e bassista e batterista contribuiscono alle armonie vocali.
Performance modeste, davanti a un pubblico che chiacchiera indifferente: così gli stessi musicisti liquidarono quegli show. Un giudizio grossolano, col senno di poi. I tre fanno faville e i risultati sono eccellenti: When My Baby Is Beside Me, My Life Is Right, Back Of A Car sprigionano intensità; O My Soul con i suoi cambi di tempo è travolgente; Don’t Lie To Me, She’s A Mover e On The Street, punteggiate dagli assolo di Chilton, sono irresistibili. Non si perde nulla della vivacità e della freschezza delle melodie dei Big Star che caratterizzeranno anche il secondo LP, e il trio si rivela abilissimo in versione live. E cosa dire delle incantevoli interpretazioni di The Ballad Of El Goodo e St 100/6? Cosa aggiungere a quanto è già stato scritto per lodare la fragile bellezza di Thirteen, se non esprimere stupore all’idea che durante l’esecuzione ci fossero persone più interessate a conversare, come evidente dalla registrazione?
Alcune cover arricchiscono il set (una fremente Slut, di Todd Rundgren; Come On Now, Baby Strange e Hot Burrito #2, rispettivamente di Kinks, T. Rex e Flying Burrito Brothers), ma impallidiscono davanti alle interpretazioni degli originali della band.
Interessanti gli stralci di un’intervista radiofonica rilasciata da Chilton e Hummel nell’estate del 1972: si parla di autopromozione, del troppo tempo impiegato nella lavorazione del primo album per ottenerne il master, di gusti musicali e dell’industria discografica.
È l’unica traccia inedita di un disco di grandissimo valore artistico, prova ulteriore dell’eccellenza di un gruppo che resta ancora misconosciuto; un torto palese, ancora da riparare
Articolo del
05/03/2018 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|