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Mother Engine
Hangar
2017
Heavy Psych Records/Goodfellas
di
Giuseppe Celano
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Chris Trautenbach (chitarra), Cornelius Grünert (batteria) e Christian Dressel (basso) formano i Mother Engine, trio tedesco impegnato in lunghe cavalcate psichedeliche, figlie di una commistione psicotropa fra Led Zeppelin, Atomic Bitchwax, Earthless e Colour Haze.
Hanbgar è un disco di strumentali con 4 suite non al di sotto dei 18 minuti a testa, sospinte da un basso mammut e batteria incalzante su cui si spalmano le rasoiate delle chitarre (Prototyp).
Signori, è rock (ma non solo) di matrice seventies. Ammiccano allo stoner e al post-rock intrippato con lisergici fumi prodotti dalle scorie degli anni ’60. Dopo due dischi (Muttermaschine, 2013 e Absturz, 2015), e aver condiviso il palco di grossi festival non europei, oggi tornano con una nuova creatura e la ferma determinazione di mettere a fuoco e fiamme l’Europa.
Come vi chiederete? Semplice, attraverso il nuovo genito Hangar, terzo capitolo della saga Mother Engine capace di forgiare uno stoner-prog di tutto rispetto, massiccio e poderoso. Echi zeppeliniani emergono prepotenti viaggiando su un tappeto sono arabeggiante, ipnotico nel suo incedere lento ma costante in Biosp(i)rit. I brani non sembrano avere nessuna voglia di arrivare al dunque se non dopo le lunghe curve su circuito ovale dentro cui, lentamente, le asce e pelli si sommano inseguendosi a rotta di collo nella virata centrale.
Tokamak disperde polveri di materia stellare intrappolata nel formato blues, quasi classico oseremmo dire, per ben 22 minuti in cui i nostri si divertono ad allungare, sapientemente sia ben chiaro, il brodo per il puro piace di jammare, infilando cambi ritmici e virate di genere grazie all’introduzione di fiati e ritmica bossanova che da soli valgono l’acquisto del disco. Le quattro tracce provocano un immenso piacere nelle orecchie di ascolta mandandolo in brodo giuggiole.
Molto più ansiogena, per l’andamento anfetaminico, risulta la conclusiva Weihe/Leerlauf, tribale e ossessiva nella sua dilatazione ma trascinante nella sezione centrale prima che il giro di riff riporti al leitmotiv iniziale.
Prendere o...no, non avete una seconda opzione
Articolo del
20/12/2017 -
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