E’ arrivato. Ci sono voluti un po’ di anni (cinque, per l’esattezza) ma l’attesa non è stata vana perché La testa e il cuore, il nuovo disco di Filippo Gatti, approda come un bastimento carico di poesia e riflessioni, stipate in dieci canzoni.
Il disco, anticipato dal video della canzone “simbolo” Gli accordi di Leonardo (pubblicato il 21 novembre in anteprima), si presenta come un viaggio e Filippo Gatti è l’Ulisse di questa odissea che attraversa i mari calmi e le tempeste della ricerca in se stessi, intrecciando riflessioni sulla cultura e sul tempo, su chi decidiamo di essere e sul significato di fare musica oggi.
Non c’è alcun dubbio che l’album sia una naturale prosecuzione di un percorso tracciato dai precedenti dischi da solista (Tutto sta per cambiare, 2003, e Il pilota e la cameriera, 2012), basti notare che già il titolo è un frammento colto da una delle canzoni più intense scritte da Filippo Gatti (e cantata con Bruno Lauzi), La memoria libera. Il viaggio è proseguito e ha riportato Ulisse a casa, con un bagaglio di storie e di emozioni che vengono sviscerate con la consueta delicatezza delle sue parole e la forza gentile dei suoni ai quali ci ha abituati il cantautore. Gli arrangiamenti, a metà fra l’acustico e l’elettronica minimale, sono stati curati dallo stesso Filippo insieme al fratello Francesco, a Matteo D’Incà e Fabio Marchiori<; e sono arricchiti dalla presenza del violino di Steve Lunardi e dalla voce della giovane cantautrice Virginia Tepatti.
Le tracce sono le tappe di un ipotetico viaggio, di seguito quelle più significative. Quella che apre il disco è stata la breccia dietro la quale si è aperta la composizione di tutto il resto. Scambiando due parole con Filippo Gatti prima del suo live, è la canzone più intensa e per concentrare l’attenzione sul testo è stata volutamente confezionata in soli due minuti, rendendola il concept che guida l’intero disco. Di contro, Il re di Lampedusa è un brano più complesso, della durata di sette minuti; necessari, sempre secondo l’autore, per estrinsecare il tema dei migranti, che non si poteva liquidare in poche battute. In questo brano poi sono stati inseriti dei versi improvvisati del poeta Pietro De Acutis. Poi c’è la bellissima e romantica Amore perdonami, dedicata alla compagna di vita (e a volte anche di palco) Arianna Gaudio.
Il brano considerato “più nuovo” di tutto l’album (strano, a me sembra quello più Elettrojoyce…) è I tuoi si sono scale al buio, scandito da un testo semplice e criptico allo stesso tempo, e dai cori della giovane Tepatti. A chiudere il disco c’è Uh! La rivoluzione, notevole esempio di classe cantautoriale, che non è acqua. Il gioiellino che sigilla questo forziere.
Per la presentazione ufficiale del disco, svoltasi martedì 12 al Monk, Filippo Gatti, accompagnato dalla band al completo, ha scelto una scaletta ben amalgamata fra pezzi nuovi (cinque) e pezzi vecchi ma mai smessi come Non sei nessuno, L’evoluzione naturale dei pesci, Solo gli stupidi si muovono veloci, Il pilota e la cameriera, e pezzi epici come No Guru e Balena (“so bene come sembri stupido il mio tempo, ma la lacrima è scesa pensando a quel piano sequenza in bianco e nero”); un tributo a Stevie Wonder con Higher Ground e un momento tutto dedicato alla giovane Virginia Tepatti che ha cantato una canzone scritta per lei da Matteo D’Incà (una voce notevole, non c’è che dire).
Filippo Gatti è tornato, ed è come se non si fosse mai allontanato. Questo disco ha la capacità di ricucire la lunga assenza (solo dall’ultimo disco, perché nel frattempo tutto ha fatto tranne che stare fermo); è la scrittura di un nuovo capitolo dello stesso diario di viaggio iniziato vent’anni fa. Dove si confermano le doti del cantautore, maturo ma sempre sperimentatore, perché fare musica non sia solo intrattenimento, come lui dice, ma una forma di meditazione attraverso le emozioni. Inutile sottolinearlo, ci ha proprio preso anche stavolta.
TRACKLIST 1. Gli accordi di Leonardo 2. Il re di Lampedusa 3. Amore perdonami 4. 2 Animali 5. I tuoi si sono scale al buio 6. Il Maestro e Margherita 7. Da soli non si può stare 8. Le Sirene e le Stelle 9. Epifania in un mercato di Dublino 10. Uh! La rivoluzione
Setlist @Monk Gli accordi di Leonardo I tuoi si sono scale al buio No Guru Non sei Nessuno L’evoluzione naturale dei pesci Amore perdonami Higher Ground Il tempo necessario
Articolo del
15/12/2017 -
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