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King Krule
The Ooz
2017
XL Recordings
di
Giancarlo De Chirico
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Abbiamo a che fare con un personaggio estremamente interessante e avverto la sensazione nitida che - quello che adesso gira nel mio lettore cd – sia uno dei dischi migliori dell’anno. Stiamo parlando di Archy Marshall, giovane produttore, compositore e “vocalist” londinese più noto con il nome di King Krule che ha pubblicato un piccolo capolavoro che prende la forma di un disco chiamato The Ooz.
Ti ritrovi immerso dentro l’album fin dal primo ascolto e - come un bambino che impara a nuotare soltanto se qualcuno lo immerge in acqua - ne scopri le infinite possibilità solo standoci dentro, fino in fondo, con le antenne ben allineate e con il cuore acceso. Archy Marshall si muove con assoluta disinvoltura fra i diversi passaggi armonici presenti sul disco, padroneggia le atmosfere e gli scenari musicali diversi, dal jazz al trip hop, passando per il punk, il dub, l’hip hop e l’elettronica.
La sua voce è ora quella di un punk rocker arrabbiato e disilluso ora quella di un crooner che si confida in pubblico ricorrendo a tutto il suo carisma, a tutto il suo talento. Le linee del basso sono prepotenti, mentre la chitarra elettrica sembra farsi da parte (anche se è di certo più utilizzata rispetto alle sue prime uscite discografiche). Composizioni come “Biscuit Town”, “Half Man Half Shark” , “The Locomotive” , “Logos” e “Vidual” contengono il meglio delle sue visioni musicali, frastagliate e sempre diverse, accomunate da un senso di nausea che contraddistingue la sua vocalità smarrita ma intensa.
Non è un disco facile, non puoi ascoltarlo distrattamente. E’ un album viscerale, pieno zeppo di elementi diversi, è un disco che ti disorienta, che passa rapidamente da un mood musicale ad un altro e sei tu che devi essere bravo a non perdere mai il contatto con l’artista, che devi essere capace di stargli dietro, fra una sezione fiati jazzata e l’incedere ipnotico del trip hop
Articolo del
08/12/2017 -
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