Siamo in Inghilterra, alla fine degli anni Settanta. Tira aria di crisi, c’è molta disoccupazione, c’è tanto desiderio di rivolta contro le misure del governo di Mrs Thatcher, detta anche Iron Lady. Anche sul piano artistico e musicale c’è molto fermento e si avverte un’aria nuova che si aggiunge alle urla disperate, alle schegge furiose del Punk.
Siamo a Londra, nel quartiere di Camden, si fa strada un genere musicale assolutamente nuovo, lo ska che coinvolge ragazzi bianchi, giamaicani e africani, senza distinzioni. E’ una musica contagiosa, ironica e divertente, che non mette da parte la denuncia, che non dimentica i problemi, ma ti permette anche di ballarci sopra. E scusate se è poco!
E in questo contesto nascono i Madness, che si rivelano ben presto bravissimi a rimodellare la musica giamaicana in funzioni di ritmi e tonalità propri del pop bianco inglese. Il successo è clamoroso e va ben oltre le sponde britanniche, brani tiratissimi, una sezione fiati da sballo, “stomping feet” sempre pronti a ballare e ad alzare le mani. Lo ska si afferma come musica energetica e vitale e inizia a contare da subito migliaia e migliaia di seguaci.
Da allora in poi i Madness hanno pubblicato tanti dischi, hanno conosciuto la fama internazionale, hanno anche attraversato momenti di crisi, ma sono ancora lì, elevati ormai ad uno status di leggenda in Inghilterra e nel continente. Il momento giusto per far uscire "Full House - The Very Best Of Madness", un doppio album per una raccolta davvero ben fatta, esplosiva ed esauriente. Il disco contiene quarantadue brani di grande successo, ordinati per lo più in ordine cronologico. Ci sono classici come “One Step Beyond”, “Baggy Trousers” e “My Girl” o la fantastica “Our House”, ma non mancano anche citazioni più recenti, fino ad arrivare a brani tratti da “Can’t Touch Us Now”, un disco del 2016.
Potrete riascoltare “Lovestruck” e “Cardiac Arrest” o ancora un brano piuttosto raro come “Waiting For The Ghost Train”. I Madness hanno avuto l’indubbio merito di essere stati sempre pronti a cambiare, di essere stati sempre aperti al nuovo, sia che si trattasse di incursioni nel jazz e nel rhythm & blues, sia che comportasse soluzioni musicali più tipicamente rock steady o ereditate dalla musica caraibica.
Ascoltare questo doppio album è come ritrovarsi a bere tra vecchi amici e scoprire che siamo ancora capaci di trovare la voglia di ballare!!!
Articolo del
26/11/2017 -
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