Si intitola Masseduction ed è uscito il 13 ottobre 2017 per Loma Vista Recordings, a distanza di tre anni dall’ultimo album omonimo di St. Vincent, che portava appunto il titolo St. Vincent. È una bambolina bruna lei, dagli occhi scuri e fisico da top model, che esordisce nella scena indie-pop nel 2007 con l’album Marry Me, promosso in America in vari Festival, dove la ragazzina appena venticinquenne portava meravigliosi ricci scuri e suonava chitarra e piano con estrema disinvoltura.
L’album era un inno dream pop, dove voce e melodie si abbracciavano andando a creare un ottimo prodotto di pop indipendente. Devo dire che molti brani di quell’album mi hanno fatto pensare alla nostra Elisa nazionale. Da lì in poi per St Vincent è stata una strada in discesa. Nel 2009 produce l’album Actor, che riceve una buona accoglienza da pubblico e critica. Nel 2012 pubblica un album collaborativo col fondatore dei Talking Heads, David Byrne, dal titolo Love This Giant.
In seguito si ritrova ad aprire i concerti di alcune tra le realtà musicali più importanti del rock contemporaneo: Television, Arcade Fire, Andrew Bird, Jolie Holland, John Vanderslice, Xiu Xiu, Death Cub for Cutie e Grizzly Bear.
Oggi St. Vincent appartiene a pieno titolo alla scena pop indipendente, con contaminazioni acide e venature elettriche, che, dopo una breve digressione in chiome biondo platino, a fare il verso ad una Blondie degli esordi, oggi St. Vincent è una bambola pop, a cominciare dalle foto promozionali del disco, coloratissime e accattivanti, fino al disco stesso, che non si fa ascoltare, di più, ti tiene attaccato alle cuffie come le immagini sgargianti di lei in abiti da androide sexy ti sfondano la retina.
L’intero disco è una colonna sonora di 007 versione elettronica, è una Beyonce mille volte più carica, un’Elisa più elettrica, una Tina Turner più giovane e bianca ma con lo stesso flusso girl power nelle vene. I pezzi finora diffusi, come New york, Pills, Los Ageless, rivelano un’anima ancora indipendente ma più a suo agio, meno Joan Baez e più electro-dance, meno micetta folk e più panterona indie pop /elettronica. Meglio di così
Articolo del
13/11/2017 -
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