Smussate le sonorità acide e sferraglianti dei primi due album, coprodotti da J. Mascis insieme alla band (il primo pubblicato dalla gloriosa SST), i Buffalo Tom danno un’impronta personale al sound che tanto li avvicinava a gruppi quali Hüsker Dü e Dinosaur Jr, imboccando nuove strade per giungere alla mescolanza perfetta di rumore e melodia.
In 'Let Me Come Over', uscito nel 1992 su etichetta Beggars Banquet, l’irruenza è tenuta a freno, l’orecchiabilità prende il sopravvento, le sciabolate di distorsione si amalgamano meglio alle linee di chitarra acustica che caratterizzano parte dell’Lp. I Buffalo Tom incidono musica di asciutto lirismo che scuote o accarezza. Le due anime dell’album talvolta convivono nello stesso brano (la malinconica Tailights Fade, con la voce del cantante chitarrista Bill Janovitz che ricorda il Bob Mould più roco), ma per lo più si alternano nella scaletta. Esuberanti Staples, Darl, Velvet Roof (con armonie vocali alla Hart/Mould e un’armonica a bocca che dà un’insolita coloritura folk) e Saving Grace, con la distorsione che in alcuni momenti quasi sommerge il cantato. Formidabile l’intensità espressiva di ballate fragorose quali Larry (con la sua tensione emotiva, sicuramente uno dei pezzi più affascinanti della scena indie di quel periodo), Mineral (ritornello e crescendo che strappano il cuore) e Stymied. L’elettricità ogni tanto si placa, e l’album si apre a suggestivi squarci di quiete (l’acustica Frozen Lake e l’elettroacustica Porchlight), o viene convogliata nella creazione di Crutch, ballata autunnale con un tocco di psichedelia. Un unico brano debole, I’m Not There, con frammenti di assolo che sembrano eseguiti da J. Mascis dei Dinosaur Jr.
Secondo la prassi, non poteva mancare un secondo Cd che rendesse appetibile la ristampa. Grazie al cielo, la Beggars Banquet, pur peccando di sciatteria nella realizzazione del libretto (che offre liner notes striminzite e del tutto inutili), non ci infligge la solita raccolta di pezzi extra dimenticabili, prove in studio, demo, ecc.; al contrario, il disco contiene un ottimo concerto inedito registrato a Londra nel 1992, che permette di capire l’energia sprigionata dai tre sul palco. Tanti i pezzi tratti da 'Let Me Come Over' (interpretazioni eccellenti, a dimostrare quanto il disco avesse catturato alla perfezione il sound del complesso), a cui se ne aggiungono altri dei primi due LP. Certo, non di rado sembra di sentire gli Hüsker Dü, ma i Buffalo Tom evitano saggiamente l’effetto “fotocopia”.
La band avrebbe ulteriormente attenuato l’asprezza delle proprie sonorità e inciso un altro album decoroso, 'Big Red Letter Day' (1993), prima di impaludarsi nel già sentito. 'Let Me Come Over' rimane sicuramente il suo capolavoro, e a 25 anni di distanza suona ancora come un disco di qualità eccelsa.
Articolo del
11/09/2017 -
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