Che tristezza assistere all'ascesa e caduta di una band come i Mew. Erano, a ragione, considerati uno dei nomi destinati a restare negli annali quantomeno di quest'ultima, triste fase di vita del pop-rock. Poi, oh, ma l'avreste mai detto all'alba dei Duemila che esisteva anche una scena indie danese ? E che vi proliferasse tanta bellezza ?
Ma - per Odino ! - Jonas Bjerre e soci l'occasione l'hanno sprecata, conformandosi nelle ultime uscite a un easy-listening imbarazzante che oggi sfora ampiamente nella tamarragine, col suo scimmiottare quei clichè Anni'80 che francamente hanno un pò rotto le palle.
Già il precedente +- (2015) aveva svelato le prime crepe, non solo non eguagliando i fasti di No More Stories... ma tenendosene a debita distanza in fatto d'ispirazione. Evidentemente, le storie erano finite per davvero. E adesso, a due anni di distanza, ecco l'album che segna il De Profundis per il trio di Copenaghen.
Ci si muove in territori trash, ma trash per davvero, a partire da quella Nothingness And No Regrets degna delle ultime, caricaturali versioni di Killers e Keane. Ma sarebbe il minimo, perchè ancora peggio è The Wake Of Your Life, in (im)perfetto stile Survivors, quelli delle colonne sonore di Rocky e Karate Kid.
Candy Pieces All Smeared Out rispolvera il finto rock dei quasi conterranei Roxette, mentre con la pallidissima In A Better Place la battuta viene facile: qualsiasi posto, basta che sia lontano da qui. Perfino i White Lies al confronto sembrano dei giganti.
A questo punto ce ne sarebbe abbastanza per staccare tutto e stroncare 'sta ciofeca senza neanche finirsela d'ascoltare, ma dovere c'impone di andare fino in fondo. E allora ecco Ay Ay Ay, con quel groove simil Papa Don't Preach, e Learn Our Crystals, che sarebbe degna colonna sonora di un raduno di yuppies per un aperitivo in spiaggia al tramonto. Anche Twist Queen si adatta al livello generale, se non fosse per quella tromba dagli echi calypso e un ritornello che quantomeno si lascia ricordare.
Shoulders, invece, è una mediocre ballata a tinte fosche e 85 Videos prova ad atteggiarsi ad inno rock da stadio col risultato che neanche Brian Eno saprebbe dove mettere le mani per risollevare la questione. Anzi se le metterebbe nei capelli che non ha.
Ci si avvia così lentamente a conclusione con le atmosfere dilatate della rarefatta Zanzibar e della fiabesca Carry Me To Safety, che di sicuro ci porta solo tra le braccia di Morfeo: ma se oggi il dream-pop è questo, speriamo di svegliarci presto
Articolo del
26/05/2017 -
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