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Artisti Vari
Gimme Danger – The Story Of The Stooges
2017
Rhino
di
Francesco Donadio
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E’ stupefacente che finora nessuno avesse pensato a realizzare un documentario serio su quella che è stata una delle più importanti band di tutti i tempi: gli Stooges di Detroit, artefici di un sound che era “punk prima del punk” quasi 10 anni prima che tutti si affannassero a imitarli. Ora che la lacuna è stata colmata, si può dire che l’attesa non è stata vana, poiché l’opera è stata affidata al regista forse più “giusto” di tutto il pianeta, quel Jim Jarmusch quasi più rock-fan che cinofilo, amico fraterno di mostri sacri quali Nick Cave, Tom Waits e Joe Strummer (nonché di Iggy Pop): ciò fa sì che Gimme Danger non sia il solito rockumentary patinato, bensì un vero e proprio atto d’amore verso un gruppo che è stato in grado di sconvolgere più vite, inclusa quella dello stesso Jarmusch.
Questa colonna sonora si apre sulla title-track, nella versione originale del 1973 rimixata da David Bowie, e per la prima metà si concentra sui classici tratti dai 3 seminali Lp degli Stooges (per chi non li conoscesse: THE STOOGES del 1969, FUN HOUSE del 1970 e RAW POWER del 1973). Inutile in questa sede illustrare per l’ennesima volta quanto siano stati rivoluzionari, al momento dell’uscita, manifesti di alienazione urbana come No Fun – rifatta 8 anni più tardi dai Sex Pistols -, I Wanna Be Your Dog e Loose, in totale controtendenza con la psichedelia e il progressive allora in voga. Degli Stooges sono incluse anche alcune rarità, già apparse altrove ma di non facilissima reperibilità: i rozzi demo di I Got A Right e I’m Sick Of You, incise da Iggy e soci in una delle prime session per RAW POWER ma poi estromesse (inspiegabilmente) dalla tracklist; e Asthma Attack e Lost In The Future (Take 1), due outtakes rispettivamente dal primo e dal secondo Lp. GIMME DANGER non è comunque un’antologia degli Stooges, bensì ambisce (come del resto il film) a raccontare la vicenda della band inserendola nel contesto dell’epoca: sono presenti pertanto due brani degli Iguanas e dei Prime Movers, le prime (garage)-band di un Iggy Pop non ancora lead singer ma batterista; e la letale Ramblin’ Rose degli MC5, l’”altra” grande band della scena di Detroit anni 60 oltreché l’unica a tenere il passo con gli Stooges per aggressività e potenza sonora. Manca solo, in questa soundtrack, qualsiasi riferimento alla reunion degli Stooges nel Terzo Millennio, ed è a mio avviso l’unica pecca perché i due dischi pubblicati, THE WEIRDNESS (2007) prodotto da Steve Albini, e READY TO DIE (2013) – pur non rivoluzionando più alcunché - sono ugualmente parte integrante della storia.
Articolo del
15/04/2017 -
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