Tredici brani destrutturati per il compositore Björn Magnusson, oggi s’affaccia sul mercato con un album nuovo di zecca intitolato Almost Transparent Blue. La sua storia si apre sulle note dissonanti dell’opener Time Sits Like a Stone. Senza ombra di dubbio insieme a quello dei Pontiak, Spidergawd e Peter Silberman, quest’album ha molte probabilità di finire fra i primi cinque della prossima, e tanto odiata, top ten di fine anno.
Che musica propone? Un progetto che unisce ballad, canzoni nosense e strambe allucinazioni psicotiche fatte di chitarre distorte, armonie violentate, stop and go e divertissement in studio. Vola altissimo, dentro la sua testa e anche nel disco stesso, passando per Tv Lights, un brano molto più composto e vicino al classico song-like format. Farebbe la felicità di Frank Zappa, ma soprattutto di Captain Beefheart che lo considererebbe come un figlio illegitimo ma rispettoso del messaggio lanciato da Trout Mask Replica (Files In The Grid).
Björn utilizza un tappeto sonoro volutamente fastidioso e ispido, costruito su chitarre che sembrano scordate apposta per infilarsi fra la rete neuronale e disturbare il cervello con strani giri tutt’altro che melodici (The Heat). Ricorda quelle sezioni oblique infilate dai Wilco nei momenti più smaccatamente armonici (New Bodies).
Magnusson sembra avere l’anima di un pagliaccio che lo costringe a “rovinare” tutto nel momento più importante.
Il suo modo di smontare i brani è una dichiarazione di guerra a tutto ciò che risuona sicuro e consueto. La sua manovra sonora destabilizza il piacere armonico andando a conficcare una serie di aghi immersi nella soda caustica. Il contenuto delle siringhe è del puro acido psicotropo, facilmente rintracciabile in Go To Church, Drag Feather Dragpipes.
Non mancano le scale pentatoniche in Snakeskin, con un titolo così la materia del blues sale in cattedra prepotente su riff sibilanti, slide guitar sporcate dalla sezione ritmica e dai fiati acidi. Meglio, e peggio per le vostre orecchie, fa She Walks Among The Seeds, altra discesa infernale verso la totale scomposizione della trama.
Tutte le canzoni sono sue, registrato fra l’inverno del 2014 e giugno 2016, missato da Björn Magnusson e masterizzato da Paul Gold al Salt Mastering (Brooklyn), Almost Transparent Blue si circonda di ospiti interessanti: da Danny Hole alla batteria su She Walks Among The Seeds, Flies In The Grid, The Heat, Snakeskin e TV Lights, a Roger Greipl al sassofono su She Walks Among The Seeds e Snakeskin. Infine Hansruedi Schnueriger ha manipolato i nastri con diavolerie elettroniche su Parallel Universe America.
Björn Magnusson si è occupato di tutte le chitarre, voci, synth, basso e batteria nelle rimanenti canzoni in cui non c’è il contributo di Danny Hole.
È roba seri(os)a per menti aperte, amanti delle trame intricate, ma capaci nonostante tutto di trovare il fulcro di quest’opera localizzandone la corrente che lo sospinge e cavalcandola verso al centro di gravità di Almost Transparent Blues
Articolo del
20/04/2017 -
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