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The Copyrights
Make Sound (10th Ann.)
2007
Red Scare Industries
di
Fabrizio Biffi
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Nella cassaforte segreta di ogni appassionato di musica sono conservati i "gioielli musicali" più importanti in una ideale raccolta che fa dei dischi preferiti una irripetibile sequenza che non corrisponderà mai da persona a persona, salvo qualche incidentale coincidenza.
Nel mio scrigno dei dischi, su cui non fare mai cadere la polvere, c’è quello di un gruppo sul quale si trova ancora veramente poco oggi nei motori di ricerca e i cui reperti dei primi dischi andavano recuperati ai loro concerti o scovati negli angoli più remoti dei negozi dei dischi.
The Copyrights sono una delle tantissime band dell’universo punk rock americano che ha vissuto il suo momento di qualche notorietà dal 2003 al 2010, salvo tornare a fare dischi un paio di anni fa per rinfrescarsi un po’ la memoria.
Eppure se dieci anni fa vi fosse capitato tra le mani il loro “Make Sound”, uscito il 27 marzo del 2007, avreste gridato al miracolo. In una fase di ennesimo revival punk, che negli States ricorre spesso, e nella nutrita galassia dei gruppi in auge dagli inizi degli anni duemila (Teenage Bottlerocket, The Methadones, The Lillingtones, The Dopamines, The Queers) spunta fuori questo quartetto dell’Illinois con un disco che viaggia come una macchina da corsa, registrato in maniera impeccabile e con melodie che raccolgono, lungo i 14 pezzi del disco, tutto l’armamentario dei migliori standard che il punk rock possa offrire.
The Copyrights arrivano a questo terzo album dopo essere partiti nel 2002 da Carbondale da ragazzini e aver fatto la gavetta tra college e festival punk in giro per gli Stati Uniti. Dopo il loro album di esordio, "We Didn't Come Here to Die" (2003), il secondo lavoro in studio, "Mutiny Pop" del 2006 aveva iniziato a raccogliere le prime attenzioni di critica e pubblico.
C’è da precisare che per apprezzare a pieno Make Sound è necessaria la passione per questo genere di dischi con melodie semplici e suoni molto diretti. Insomma, non c’è da cercare raffinatezze compositive o aspettarsi colpi di scena. Il lato positivo di Make Sound dei Copyright è di aver ravvivato in maniera quasi miracolosa un clichè che altrimenti dovremmo ricercare, allo stato puro, solo nei grandi padri fondatori del punk rock e fare nomi sarebbe parecchio rischioso.
Per mettere un disco nella cassaforte buona contano molti fattori. Nel mio caso avevo forse bisogno di questo disco in quell’esatto momento e averlo trovato non è poco. Quindi prendo una scusa qualsiasi per riesumarlo e, adesso che recuperare un disco del 2007 è diventata una cosa banale, mi prendo la responsabilità di consigliarlo a chi vuole correre veloce con la mente per mezzora, in mezzo ad un punk pop che va vissuto ancora cosi, senza pensieri.
1. "Kids of the Blackhole" - 2:32 2. "Headcount" - 2:21 3. "Knee Deep" - 1:47 4. "Pentagrams" - 2:07 5. "The Company" - 2:45 6. "Big Mistakes" - 1:40 7. "Planet Earth 1994" - 2:37 8. "Stuck in the Summertime" - 3:05 9. "Thinking with the Lights On" - 1:33 10. "Unsatisfied" - 2:54 11. "Caveat Emptor" - 2:34 12. "Flat" - 1:12 13. "Standup/Standdown" - 2:37 14. "Leave You Where We Find You" - 1:39
Articolo del
24/03/2017 -
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