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Zu
Jathor
2017
House Of Mythology / Goodfellas
di
Giuseppe Celano
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Gli Zu hanno manifestato la loro totale indipendenza compositiva attraverso un nuovo lavoro fatto di sole due tracce, per un totale di 43 minuti fluttuanti, a volte anche nel nulla.
Jhator (rilasciato per House Of Mythology) è un disco ambient dal carattere ingestibile per certi versi, impalpabile per altri. Le tracce sono due drappi quasi trasparenti ma molto pesanti. Le piccole variazioni interne, asfissiantemente lente, arrivano quasi impercettibilmente come liberazione dal continuo fluttuare dei droni.
Gli strumenti fisici lasciano spazio, o fanno largo perché in debito d’ossigeno se preferite, ai suoni sintetici che governano per oltre due terzi della traccia fino agli ultimi minuti in cui si può riconoscere la band impegnata in una ritirata strategica.
Come liberi dalla corazza che li aveva finora protetti, e scevri dalle ritmiche rullo compresse dei precedenti album, giocano di sottrazione mirando a creare atmosfere che richiamano alla mente le immagini di Blade Runner.
Jhator crea una crepa e un gap con il passato incolmabili. Anche la seconda traccia, The Dawning Moon Of The Comaster, inizia con poche note di chitarra acustica e droni in sottofondo sommate altre diavolerie che occupano più di cinque minuti su un totale di ventuno.
Questo lavoro spaccherà critica e pubblico, anche i fan della prima ora avranno serie difficoltà nel riconoscersi in questa scelta del tutto inaspettata e men che meno comoda per chi l’ha concepita né per chi ne vorrà, in qualche modo, usufruire
Articolo del
28/07/2017 -
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