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Don Bryant
Don’t Give Up On Love
2017
Fat Possum / Goodfellas
di
Giuseppe Celano
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Conosciuto come songwriter alla Hi Records, Don Bryant è anche un ottimo cantante soul. Nato a Memphis il 4 aprile del 1942 dal padre Edward Bryant, che cantava nel gruppo gospel Four Stars of Harmony, la vita artistica di Don inizia a 5 anni quando impara a cantare in chiesa.
Dopo aver militato in alcuni gruppi, incide il suo primo lavoro nel 1969, Precious Soul (Hi Records), che gli permette d’incontrare e scrivere per Ann Peebles.
Ben presto la passione e il coinvolgimento artistico furono così profondi che si trasformò in una relazione, con tanto di matrimonio due anni dopo. Dopo aver scritto molti brani di successo, fra cui I Can't Stand The Rain e 99 Pounds, si dedicò alla scrittura di brani per Al Green, Syl Johnson, O.V. Wright e Otis Clay.
Negli anni settanta la sua carriera finì in stallo, durato molti anni, fino al ritorno in pieni eighties con What Do You Think About Jesus. Nel 2000 registrò un altro gospel album intitolato It's All In The Word.
Oggi, a 17 anni di distanza, Don torna come punta di diamante della Fat Possum, label specializzata in blues (T-Model Ford, 22-20’s, R.L. Burnside, The Black Keys) e soul.
Ancora in una forma vocale invidiabile, Bryant produce Don’t Give Up On Love, fatto di dieci tracce vivide pervase del sacro fuoco del soul. Sembra un disco di anni fa per concezione, impatto e registrazione e missaggio. Morbide melodie sinuose, una vena vocale intatta e chorus killer che accompagnano sin dall’opener A Nickel and A Nail fino alla ballad First You Cry, passando per Something About You e l’energica If Was Jealousy. Immancabile il giro nel blues di I Got To Know con fiati e piano sostenuti dal basso pentatonico. La titletrack Don’t Give Up On Love è una ballad melanconica, così classica che non lo si può neanche tacciare d’esser auto referenziale. Ogni dubbio è spazzato via da How Do I Get There?, take killer di classe altra il cui andamento ritmico farebbe muovere il sedere anche a un morto.
Don’t Give Up On Love è un disco di altri tempi, per appassionati di suoni sixties ma in nessun caso da non leggersi come “Riporre nella sezione nostalgici”
Articolo del
22/03/2017 -
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