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White Hills
Stop Mute Defeat
2017
Thrill Jockey
di
Giuseppe Celano
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I White Hills sono americani e per amore del rock psichedelico si sono formati nel 2005, a New York, cambiando più uomini alle pelli e mantenendo sempre lo stesso asse chitarra – basso nelle sapienti dita di Dave - Ego.
Considerati, a ragione, forse la band più prolifica di quella generazione, con 7 ep e una cifra consistente di full-lenght, i nostri si muovono agilmente fra heavy (Attack Mode), krautrock (Sugar Hill), post-punk, goth (Importance 101), psychedelic rock, metal, stoner, ambient e sperimentazioni in If…1…2, sette minuti di puro magma psichedelico, elettronicamente tratto per fulminare le ultime resistenze composte da 4 neuroni rimasti ancora(ti) nella rete sinaptica.
Nonostante i 12 anni di carriera e un album nuovo di zecca, intitolato Stop Mute Defeat e pronto per essere lanciato in pasto alla stampa, sono ancora in forma Ego Sensation e Dave W. che abbiamo incontrato spesso a Roma per l’ormai defunto Stone Hand Of Doom e in varie date da headliner.
Questo nuovo lavoro riprende proprio lì dove si era interrotto con il finale di Walks For Motorists.
Sono cambiati in bene e molto i W.H. optando per soluzioni elettroniche oscure (Stop Mute Defeat), effettistica a opera di Dave e basso ipnotico per Ego.
La deriva psych seventies è tenuta a freno dal controllo degli elementi che si mischiano con grande maestria nell’opener Overload, sette minuti di rock krauto arricchito da abbaglianti riverberi il cui andamento si chiude a riccio creando un effetto vite da trance sciamanico.
Sembra ieri vedere Dave, in tuta argentata, piegato sulla pedaliera a manipolare effetti space rock. Oggi la band è più contenuta ma non per questo più morbida, né paga di soluzioni armoniche inaspettate che i due fanno schiantare su dissonanze di fine grana e noise caustico.
Saranno stati gli anni on the road o l’incontro con Jim Jarmush ma con il tempo la rotta dei White Hills ha virato verso suoni meno seventies-oriented, ridimensionando l’uso delle chitarre per creare un sottobosco di suoni che li rendono decadenti e perciò molto affascinanti (A Trick Of The Mind).
Stop Mute Defeat è un impasto ben riuscito di ritmica asciutta, suoni pieni ma non ridondanti, il canto è una sorta di nenia ossessiva che s’impernia nella rete neuronale provocando una piacevole insofferenza di fondo che trascinerà l’intero disco fino al suo epilogo
Articolo del
24/03/2017 -
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