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Gazzelle
Superbattito
2017
Maciste Dischi
di
Valerio Di Marco
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Già quando deflagrò il "fenomeno" Calcutta mi chiesi, perplesso, quale fosse il motivo di un hype così elevato. Figurarsi adesso che dell'autore di mainstream iniziano a spuntare i cloni. Anche se parlare di clone in questo caso è fin troppo generoso, perchè Gazzelle, di Calcutta, è pure peggio.
Sembra però che questo giovane cantautore (...) romano lo sappia e lo faccia apposta. Perchè, in fondo, quello che conta è farsi ricordare. E lui ci riesce benissimo. Dall'afflato ammiccante e catchy infarcito di "sonarelli" synth quasi infantili, ai testi (bisogna essere benevoli a chiamarli tali) pieni di frasi piazzate lì ad effetto (boh...) e ripetute ai limiti dello sfinimento (più nostro che suo).
Tipo quel "te lo ricordi lo zucchero filato", refrain reiterato all'infinito e fin troppo basic della terza traccia in scaletta, che rischia di restarti appiccicato al cervello facendotelo canticchiare per strada ad alta voce col rischio che qualcuna ti prenda per demente. Idem per il loop di "non ci vado più in discoteca", da Dèmodè. L'arte del jingle, si dirà. In fondo, anche questa è una qualità.
Il tutto, poi, è ammantato di un'aura elettro-pop quasi irritante che strizza l'occhio agli Anni'80 più plasticosi. Più Righeira che Soft Cell, insomma, ma in ogni caso si naviga in altri mari
Articolo del
22/03/2017 -
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