Gli Ottone Pesante fanno parte di una categoria obliqua, suonano ottoni e ammiccano al metal, impazziscono per cambi di tempo inaspettati e adorano la pesantezza della struttura e della forma. Ricordano Goran Bregovich da una distanza che li mette in sicurezza da fuorvianti associazioni con il maestro bosniaco. Una band davvero particolare nel concept e nell’azione. Oggi, a un anno dell’ep d’esordio, producono Brassphemy Set In Stone, nuovo lavoro dal peso specifico della materia stellare. L’album è stato registrato in soli 4 giorni, in presa diretta, fra maggio e giugno al Deposito Zero di Forlì, sotto la sapiente guida di Tommaso Colliva, qui anche produttore.
Dopo l’uscita di Simone Cavina e l’arrivo di Beppe Mondini alle pelli, Francesco Bucci e Paolo Ranieri continuano per la loro strada portando avanti il verbo del metal, spolverato e reso lucido dai fiati, infiocchettato da sezioni jazz. Vengono da un’antica tradizione musicale bandistica, le cui radici affondano nell’Emilia-Romagna.
Brutal(e) è la miccia che fa scoppiare tutto, un brano che cela gli stacchi ritmici di Master Of Puppets dei Metallica, rimpolpati da fiati impazziti. Una commistione atipica per gli strumenti utilizzati ma rigorosa sulle aperture armoniche e rispettosa degli stilemi del metallo che potrebbe ospitare, per ferocia esecutiva, John Zorn.
Ci sono il metal e i Balcani, la melodia e la regalità fredda del jazz. L’interrogativo, indirizzato a chiunque creda nei paletti di delimitazione fra genere, è “Si può suonare il metal con una formazione e due fiati e batteria?”. Si, e anche meglio di molte altre band di questo genere tanto affascinante.
Sono dinamici e cangianti, prendete i Fugazi e mischiateli ai Meshuggah, infornate tutto a 180° per 30 minuti spalmando un film di noise controllato fino al tocco finale di sana follia e otterrete Torture Machine Tool.
Aspettate di arrivare a quota cinque per capire chi avete davanti, Trombstone è doom operistico ipnotico che, per un momento, abbassa i toni ansiogeni della prima metà del disco.
Si potrebbero scrivere altre tre pagine nel tentativo, più o meno riuscito, di rintracciare le possibili influenze intervenute in questo nuovo lavoro. Ciò che appare certo è che, confrontandolo con l’esordio, risulta maggiormente coeso, con un songwriting efficace e quasi impeccabile dal punto di vista esecutivo (Pig Iron).
Se vi andasse di fare un salto in universi paralleli, al metal, questo Brassphemy Set In Stone è il passepartout per la felicità
Articolo del
21/03/2017 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|