Il ritorno dei Re non poteva scivolare nella mediocrità, Fripp ha fatto le cose in grande con otto date italiane (di cui sei sold out) seguito da una testimonianza audio/video racchiusa in box con varie versioni fra cui una deluxe e una super deluxe.
Oggi esamineremo 'Radical Action (To Unseat the Hold of Monkey Mind)' nella versione doppio Cd e Dvd Blu-ray contenenti estratti del tour per una durata di un’ora a disco (doppio) e ben 2.40 h per il dvd. Packaging elegante, arricchito da bellissime fotografie e da un’introduzione che racconta di come sia facile oggi, a differenza del passato, registrare l’intero tour per poi decidere quale leg mettere su disco. L’operazione di ricerca, ascolto e filtro è stata eseguita dalla nuova leva Jakko che sostituisce, suo malgrado, Adrian Belew. Il chitarrista ha poi consegnato il risultato a Robert Fripp che ha scelto le serate da pubblicare e la scaletta.
È 'Larks’ Tongue In Aspic' a dare fuoco alle polveri, cesellata dalla tagliente chitarra di Fripp e puntellata da disserzioni centrali con tanto di volo del calabrone ai fiati e ripartenze feroci dettata dalle tre batterie. Non c’è niente di più bello, acusticamente, che poter ascoltare tutti i musicisti perfettamente divisi per canale, senza il fastidioso impasto di registrazioni frettolose fatte con pochi mezzi. Si è, o no, al cospetto del dio occhialuto? Ovviamente sì, niente è lasciato al caso. Le batterie si danno il cambio senza mai suonarsi addosso, l’esperienza di Mastelotto e la flessibilità di Harrison si sposano con Bill Rieflin in un gioco di specchi deforma(n)ti da controtempi e sincopati. Aggiungono un pizzico di pepe i pad elettronici e le diavolerie ben nascoste dietro le pelli, a opera di Rieflin in tandem con l’amico Mastellotto. Su Jakko si abbatte tutta la responsabilità di fare da seconda chitarra a Bob, qui in forma smagliante nonostante i suoi 70 anni. Il grande segreto di questo tour sta nel reimpasto degli elementi che da sempre è stato il modus operandi di Fripp. Per sopravvivere a se stessi è necessario cambiare inserendo nuovi elementi, l’inaspettato di Mel Collins ai fiati, polistrumentista capace di ridare nuova luce a brani conosciuti attraverso arrangiamenti intelligenti, di fine grana, muta lo stile degli arrangiamenti pur mantenendo l’approccio radicale. L’altra carta vincente è la scelta di una scaletta micidiale. Aldilà della nevrotica Radical II e della mitragliante Level Five, quello che arriva lascia senza fiato. Lentamente e con il giusto do assaggio affiorano vecchi cavalli di battaglia così intensi da lasciarci le penne. Si susseguono In the Court Of The Crimson King, con la sua epica magia, e la mai troppo osannata Epitaph, simbolo di quest’odierna instabile realtà per poi andare a planare dolcemente su The Light Of The Day.
Nel secondo Cd svettano Peace, per voce e chitarra, e l’astrale Vroom proiettata verso la costellazione di Alfa Centauri. Il suo alter ego è Easy Money, forte di una sezione centrale dal ritmo indiavolato. Interlude anticipa la possente The Letters, un colpo al cuore come pochi addolcito dall’arrivo delle fitte trame di Collins. I fiati uniti al lavoro di Jakko introducono Sailor’s Lament, infernale cavalcata ritmica con Mel in stato di grazia assoluta e le due asce sovrapposte impegnate a tendersi continui agguati interrotti dai pattern serratissimi di Harrison e Mastellotto. Chiude in modo ironico A Scarcity Of Miracles, a dispetto del titolo la penuria di miracoli non un problema che nel loro caso desta dubbi. La band ha sempre dato il meglio guardando a nuove strade, proiettandosi nel futuro con varie formazioni e dischi sempre intriganti evitando d’invadere il mercato discografico con insulsi scimmiottamenti di altre fotocopie già sbiadite da un pezzo. Il terzo e ultimo disco sfoggia la malevola austerità di 'Red', con accelerazioni repentine e il lavoro di fino nelle salde dita di Collins posto fra le due batterie in sincrono. I pattern raddoppiano la potenza di fuoco prima dello stacco centrale in cui Tony Levi(ata)n(o) si erge su un giro di basso oscuro e degno del signore del male in persona. Red è il suono dell’apocalisse, denso, incandescente e soprattutto inarrestabile. One More Nightmare anticipa il crollo emozionale suscitato dall’arpeggio malinconico di Epitaph, gli occhi già lucidi sono sull’orlo del trabocco emozionale. I dodici minuti di Starless soverchiano qualunque tipo di comunicazione verbale, è un caleidoscopio di cinestesie distribuite fra nervi, muscoli, tendini e pancia. Quella melodia straziante e il basso incombente precipitano in uno scoramento così profondo relegando la luce in un ricordo lontano. È buio pesto, il dolore palpabile nel testo cantato da Jakko viene intarsiato dalla Gibson Les Paul di Fripp, impostata sulla parte alta dello switch tonale. Il perfetto bilanciamento fra In the Court Of The Crimson King e la demoniaca 21st Century Schizoid Man sigillano questo triplo colpo mortale inflittoci ancora una volta da sua maestà.
Dvd
Nel Blu-ray avrete la possibilità di vedere quanto appena letto trasformarsi in azione. La precisione delle esecuzioni, il suono pulito e le riprese mai troppo invadenti vi porteranno a osservare da vicinissimo la scioltezza chirurgica di Fripp e tutti i giochi ritmici delle tre mitragliatrici poste in avanti. Un gioco figure ritmiche cangianti, poste di fronte a specchi deformanti (VROOM) per una stratosferica Larks’ Tongue In Aspic, seguita dall’altrettanto malefica titletrack A Radical Action (To Unseat The Hold Of Monkey Mind). Anche quando non coinvolto nel drumming, Mastellotto è come una gigante formica laboriosa, parossistico il suo continuo girarsi verso una miriade di ninnoli sonori capaci riprodurre il sound dell’intera foresta amazzonica. La scelta felicissima di tirare in ballo Mel Collins si rivela vincente aggiungendo anche un tocco di freschezza. Il lavoro di Tony Levin è impagabile, complesso e altrettanto affascinante. Spinta propulsiva, eleganza e tempi dispari come se non ci fosse un (solo basso) domani. L’unico neo di questo set video sono i continui capogiri nel tentativo di non perdersi un singolo attimo di ogni musicista. Considerando che sono ben sette, l’impresa è titanica quanto impossibile. Splendide The Letters e Sailor’s Tale. Non da meno sono l’immancabile The Talking Drum e In The Court Of The Crimson King. Negli extra appare un’ottima versione di One More Nightmare, Suitable Grounds For The Blues e qualche inserto di Fripp, Mastellotto, Harrison nel backstage.
I King Crimson sono un’altra storia, i King Crimson la storia l’hanno scritta e ammodernata in ogni loro proteiforme mutazione.
Articolo del
28/11/2016 -
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