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The Strokes
Future, Present, Past EP
2016
Cult
di
Alice Prandin
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Dopo appena tre anni dall’uscita dell’ultimo album degli Strokes, con “Future, Present, Past” (EP uscito nel Giugno 2016) ci troviamo davanti al ritorno di una band che è stata una delle grandi protagoniste della scena Indie Rock e New Wave alla fine anni ‘90. Fin dal primo brano del nuovo EP, Drag Queen, ci si accorge che il rock da garage che caratterizza il primo album della band (“Is This It, risalente al 2001”) è stato abbandonato; in quest’ultimo lavoro vengono sperimentati suoni elettrici e artificiali. Una chitarra dai suoni apocalittici sembra guidare i passi dell’ascoltatore nel mezzo di rami di suoni intricati e attraverso il tunnel della voce di Julian Casablancas distorta. Il basso suona velocemente e senza tregua, quasi a mettere fretta alla batteria che appare incantata in un ritmo lento e ipnotico. Nel secondo brano, OBLIVIUS, protagonisti sono il basso e la chitarra che non cessa un secondo di stagliarsi e aggredire la voce di Julian che tenta inutilmente di sovrastare con acuti. Ecco qui che compare musicata la copertina dell’album: l’assolo di chitarra a metà canzone sembra percorrere le tonalità di scale di colore, dal più profondo e caldo a quello più freddo fino a terminare nella voce glaciale del cantante. Threat Of Joy è il brano che più si riavvicina all’Indie Rock degli album precedenti della band. Qui il basso e la voce melodica danzano sullo sfondo zoppicante della chitarra elettrica di Valensi. Come suggerisce il titolo dell’album, le canzoni sembrano ordinate in modo capovolto: Drag Queen, con i suoi suoni futuristici rimanda ad un mondo ed un tempo che ancora devono venire. Ponendo come ultima traccia il remix di Oblivius di Moretti (batterista), si compie un salto nel passato, quando capi indiscussi dei lavori degli Strokes erano la batteria e i toni bassi e quando a dominare ogni vena sonora e ogni strumento erano il puro rock e il punk.
Articolo del
17/06/2016 -
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