Partono a razzo i Pagoda Trip fondendo vari elementi in un crogiolo di sensazioni contrastanti, scevre da paletti compositivi. Mutano generi e mood affidando l’apertura all’ottima Chicarica per involarsi poi sulla melodia pop di Surfin che sfrutta chitarre armoniche strutturate, avvolte da una serie di overdub armonici ricchi di sana melanconia. Sorprende la scioltezza dei cambi ritmici e lo slittamento veloce su ritmi latini (no, Santana non c’entra nulla) con elementi rock di buona fattura. Sono svegli e voraci, quest’effetto cangiante è dettato dagli ascolti che ne hanno influenzato il songwriting. Per comodità potremmo definirlo acid pop, ma il loro mondo è un caleidoscopio di mutazioni genetiche imposte dall’interazione fra le varie droghe chimiche prodotte dalla loro mente (Badabim Badabum). Affiorano riferimenti, neanche tanto celati, agli Strokes ma senza scimmiottamenti, Mirko Zago (voce), Jari Nicolò Lattunen (chitarre, ukulele, cori), Simone Finocchio (piano, keyboards, synth, cori) e Carlo Leone Fanton (bass, cori) vanno avanti per la loro strada non tortuosa ma intrecciata e sospinta da una buona dose di elettronica mista a strutture rock. Il collante che tiene tutto in piedi è la melodia reiterata di Superman, brano killer che s’infila nei padiglioni del povero malcapitato costringendolo a rimettere play. ”Pahama” è un universo dinamico, titoli bizzarri e testi piuma che ben si adattano a un approccio molto fresco e giovanile. Fra viaggi e spensieratezza, i nostri si muovono su territori rilassanti e allo stesso tempo speziati. Leggeri come brezza fresca e piacevole, i 4 sporcano le composizioni con salse latineggianti, elettronica e svisate reggae capaci di catapultarvi verso le Hawaii in un battito di ciglia. L’album è stato registrato, missato e masterizzato da Ettore ETTE Gilardoni al Real Sound Studio (Milano). L'artwork (Mattia Iacono) rispecchia chiaramente le intenzioni di comunicare quest’orgia animalesca (piovra, cervo, farfalla, aragosta, cavalluccio marino) che si ripercuote, positivamente, su tutte le loro composizioni rendendo difficile, e del tutto inutile, la collocazione in un genere predefinito. Sono sfuggenti e imprendibili e proprio per questo affascinanti.
Articolo del
17/05/2016 -
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