Ci sono band che impiegano una vita alla ricerca della canzone pop perfetta o altre che addirittura vi si incartano al punto da andare in crisi e sciogliersi. Poi arrivano quattro sbarbatelli da Reading, contea del Berkshire, Inghilterra, e al primo tentativo ti infilano quattro minuti di pura estasi come quelli di Cristina, il pezzo che apre il loro album di debutto, ”Breakfast”, pubblicato a giugno. Che poi a ben vedere proprio novizi questi Teleman non sono, dal momento che i fondatori Thomas e Johnny Sanders e Pete Cattermoul erano già noti al pubblico con la sigla Pete & The Pirates, attiva dal 2008. Ma neppure sotto quelle spoglie avevano mai tirato fuori qualcosa di così bello, fresco e diretto ma semplice al tempo stesso. Ecco, la semplicità. Ma attenzione, non intesa come punto di partenza bensì d’arrivo. Perché la musica dei Teleman, a dispetto di quello che sembra, possiede un’impressionante varietà di timbri in quanto a scrittura, arrangiamenti, suoni. Una complessità che è un vero e proprio prodigio ingegneristico a supporto di una struttura solo apparentemente minimale. Ed in questo ha contribuito non poco la presenza dell’ex-Suede Bernard Butler dietro la consolle. Una semplicità che si evince anche dal videoclip che accompagna il loro singolo di lancio, nient’altro che una serie di cerchi colorati che si muovono seguendo il ritmo del pezzo su uno sfondo completamente nero. Ma che non si tratti di un abbaglio dettato dall’esaltazione per un solo brano è confermato dal resto dell’album, che solo sporadicamente accusa momenti appena appena sotto la media. Per il resto, tanto synth-pop che, aldilà degli ovvii paragoni con band storiche, potrebbe essere accostato agli Alt-J (che però sono più malinconici) o ai Metronomy (più derivativi), mantenendo un approccio leggero, frizzante, divertente e divertito, anche se la voce di Thomas sembra suggerire sofferenze ai limiti dell’autocastrazione. Chi non soffre invece siamo noi, perché il disco scivola via come l’olio sull’onda spassosa di pezzi che rapiscono fin dal primo ascolto. Prova ne sono, oltre al già citato singolo apripista, In Your Fur, Skeleton Dance, Monday Morning, 23 Floors Up. Insomma, tanta roba per una band che sicuramente farà parlare di sé nei mesi a venire.
Articolo del
04/08/2014 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|