Gli Alanjemaal sono una band ancora piuttosto giovane (Alberto Casiraghi (chitarra, voce), Andrea Ventura (batteria), Gianfranco Lucchini (tastiere), Marco Lucchini (tastiere) e Alessandro Polito (basso)), quantomeno se si guarda al background e “(Non ho) Niente Da Sognare” è solo il secondo full length di questa formazione nata nei primi anni 2000. O meglio rinata, in quanto lo zoccolo duro del gruppo formava negli anni '90 i Rude Pravda, complesso che ebbe un discreto successo, sempre in ambito underground. Quel che portò alla metamorfosi, oltre all'arrivo di un nuovo bassista, fu la decisione di abbandonare la vecchia veste di grezzo rock italico per dedicarsi ad esperimenti psichedelici, post-rock e noise. Il precedente album, “Dalla Ruggine”, uscito nel 2012, riprendeva delle tracce prodotte all'incirca dieci anni prima. Il nuovo, invece, la cui uscita è prevista ad inizio marzo, è composto da undici brani scritti ed incisi tra il 2009 e il 2013. Sintetizzando, è un quadro più verosimile di quel che sono divenuti gli Alanjemaal: una band matura, dalle potenzialità ancora inespresse, o almeno non completamente. “(Non ho) Niente Da Sognare” è un lavoro di buona qualità, pur avendo, secondo il recensore, dei limiti e delle pecche di cui ci liberiamo subito: il sound delle chitarre è un po' grezzo, sporco, a volte un po' cacofonico; la batteria è incisiva solo a tratti (il che è uno spreco...la sostanza c'è); la voce si perde in alcuni punti, sovrastata dal volume degli strumenti; Noia e Paranoia è un po' piatta, Dalle Macerie un po' banale e Soffocare un po' frenetica, sconclusionata. Detto questo, l'album lascia soddisfatti sotto molti punti di vista: si nota il grande lavoro di songwriting, specie in quelle tracce che più fanno da raccordo tra la veste post-rock/noise e la nuova ricerca di melodie dirette, ovvero Il Sonno Della Ragione brano complesso strutturalmente, ma al contempo elegante, vera perla del disco, Il Primo Vento amalgama esemplare di delicatezza ed appariscenza e la finale Inverno Muto raffinata ma leggermente più stanca delle due precedenti, probabilmente anche per la posizione. Ma è anche nei riff più energici e nelle canzoni più immediate che gli Alanjemaal si mostrano di essere approdati ad un punto elevato di maturità artistica, come testimoniato dall'elettrizzante Fulmine e dalla breve e grintosa Te Ne Vergognerai, il cui unico neo è un troncamento centrale dal senso oscuro. Leggermente più anonime, ma comunque godibili, l'opener Impassibile e il duo NeroFumo/Traslucido, brani che si congiungono e si completano, l'uno con la sua accattivante confusione, l'altro con la sua foschia strumentale. Insomma, gli Alanjemaal si ripropongono in grandissima forma, e forse i lunghi anni di silenzio sono serviti a chiarir loro quale sia la via che più si confà alla loro vena artistica. L'augurio è che quest'ultima fatica possa ottenere il giusto riconoscimento, cosicché i Nostri possano scoprire qualcosa “da sognare”. Se la carrozzina è vuota, come anche la stanza, bisognerà trovare il coraggio di guardare cosa si cela dietro la tetra finestra...
Articolo del
20/02/2014 -
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