Come Midnight in Paris di Woody Allen, ”Bouncing Vibes” è un tuffo in altre epoche. Se il personaggio interpretato da Owen Wilson si ritrovava a passeggiare in un'onirica Parigi degli anni '20, nella quale incontra scrittori come Francis S. Fitzgerald o Ernest Hemingway, con “Bouncing Vibes” l'ascoltatore ha il piacere di spaziare tra brani, rivisitati in chiave rigorosamente jazz, di artisti e generi tra i più disparati. Galeotti per la nascita di Accordi Disaccordi, trio jazz torinese composto da Alessandro Di Virgilio, Dario Berlucchi e Fabio Cascio al loro debutto con un album autoprodotto, furono proprio il film del regista newyorchese e la sua colonna sonora, curata dal musicista Stephane Wrembel. Anche nella scelta del nome il gruppo si è fatto ispirare dalla traduzione italiana di un'altra pellicola del cineasta, “Sweet and Lowdown”, mockumentary del '99 su un immaginario musicista jazz la cui storia è ispirata alla figura del leggendario chitarrista Jean “Django” Reinhardt. Il loro è puro jazz manouche che prende vita proprio dalla passione per lo stile nato, intorno alla fine degli anni 20, dalla fusione della musica swing americana con quella tradizionale delle popolazioni nomadi dei Sinti dalle quali discendeva Django Reinhardt, fondatore e massimo rappresentante del movimento.
In “Bouncing Vibes” tutto lo spirito gipsy è percepibile negli undici brani, nove cover e due pezzi originali, che compongono l'album registrato al Pink Noise di Torino ed interamente arrangiato dal trio. Si parte proprio con Bristo Fada di Wrembel, tema principale di “Midnight in Paris”, che li ha traghettati fino alla realizzazione del disco. Eccole, dunque, le chitarre calde e dense che ci fanno tornare alle notti parigine, tra le luci che si riflettono nella Senna e la Tour Eiffel, immobile osservatrice. Si prosegue con Gipsy SunAntonio's Swing. I due pezzi rimangono fedeli alla linea stilistica del jazz manouche e si caratterizzano per i ritmi energici e dinamici degli strumenti a corda. Il cinema ha un peso importante in questo lavoro, dalla scelta del nome del gruppo ai brani riarrangiati in chiave jazz, molto rimanda alla settima arte. Sono presenti, infatti, le versioni gipsy jazz di classici come il tema de “La Dolce Vita” di Federico Fellini, composto dal fidato collaboratore Nino Rota e “Tu vuó fa l'americano” di Renato Carosone, presente in svariate pellicole come “La Baia di Napoli” di Melville Shavelson con l'indimenticabile performance di Sofia Loren. In “Bouncing Vibes” questi due classici acquistano nuova luce grazie agli arrangiamenti che, discostandosi in parte dagli originali, danno sfumature nuove a brani molto popolari. In La Dolce Vita il suono pungente delle chitarre è accompagnato dal brusio di sottofondo che anima un bar, con la lieve confusione fatta da monete, tazzine e il chiacchiericcio degli astanti, mentre il celebre brano di Carosone, qui solo strumentale, assume tinte più latineggianti.
Ovviamente non poteva mancare l'omaggio a Django Reinhardt con le ottime esecuzioni di Limehouse Blues e Minor Swing. Nel disco c'è spazio anche per riferimenti al pop/rock con le strumentali Goodnight Moon degli Shivaree, pezzo contenuto anche in “Kill Bill Vol. 2”, qui reso languido grazie alla chitarra dalle sfumature blues, e Starman di David Bowie, una delle reinterpretazioni che colpisce maggiormente l'ascoltatore. “Bouncing Vibes”, con le sue esecuzioni impeccabili, è un ottimo esordio per questo trio che si è già esibito all'Umbria Jazz Festival e in Inghilterra. La raffinatezza delle esecuzioni si estende anche al progetto grafico e alla cover del disco realizzata da Stefano Brizzi per la Bread And Pixels, in un collage che gioca sul contrasto di immagini e suggestioni, tra vecchi grammofoni e grattaceli, in una dimensione sospesa e sognante.
Articolo del
20/06/2013 -
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